Stan Kenton è un nome che a prima vista sembra lontanissimo dal mondo del monoscopio RAI, e invece nelle prime stagioni della televisione italiana il suo suono inconfondibile ebbe un suo spazio. La RAI degli anni ’50 e dei primi ’60 non disponeva ancora di un repertorio vasto di musiche prodotte in casa e, per le prove tecniche, scelse anche brani provenienti da autori stranieri. Kenton, con le sue grandi orchestrazioni progressive e i suoi ottoni possenti, rappresentava in quel momento il volto più moderno e spettacolare del jazz orchestrale, e alcune sue tracce furono utilizzate proprio come accompagnamento sonoro del monoscopio, vedi il brano tratto da “El negro zumbon”
Non erano certo i pezzi più sperimentali o complessi, ma piuttosto le composizioni più eleganti e orchestrali, quelle che potevano creare un tappeto neutro ma raffinato dietro l’immagine fissa. Così, accanto agli autori italiani, poteva capitare di imbattersi nell’eco sofisticata delle big band di Kenton. È un dettaglio curioso, perché testimonia come i primi anni della televisione italiana fossero anche una finestra aperta sulla musica d’oltreoceano, con sonorità che per il pubblico dell’epoca apparivano moderne e quasi avveniristiche. Poi, con il passare del tempo, la RAI avrebbe privilegiato sempre più le produzioni interne, lasciando a Stan Kenton il ruolo di raffinata parentesi internazionale nella memoria sonora dei monoscopi.