Fossati & Prudente

Negli anni a cavallo tra ’70 e ’80, quando i monoscopi RAI a colori cominciavano a sostituire definitivamente quelli in bianco e nero, anche la musica di sottofondo cambiava pelle. Non erano più soltanto orchestrine leggere o motivi jazzati da library: arrivavano le sonorità della canzone d’autore moderna, quelle che parlavano di atmosfere nuove, più intime, quasi cinematografiche.

In questo contesto si inserisce la collaborazione tra Ivano Fossati e Oscar Prudente, che trovò uno dei suoi momenti più affascinanti proprio nell’album “Poco prima dell’aurora” (1973). È un disco spesso dimenticato, eppure preziosissimo: un lavoro a due voci, due penne, due sensibilità che si intrecciano. Non è solo un esperimento, è un vero ponte tra la musica colta e quella popolare, tra la canzone e la sonorizzazione.

Basti pensare a “Gil (Voglia di terra)”: un brano con un respiro quasi etnico, sospeso tra folk e progressioni orchestrali, che si porta dietro quell’eco di ricerca tipica di quegli anni. Perfetto per accompagnare un’immagine fissa di monoscopio: sembra quasi che le note stesse vogliano radicarsi in quel rettangolo televisivo, restituendo la sensazione di un tempo dilatato.

E ancora “Tema del lupo”: qui il discorso si fa quasi visivo. È una composizione che ha dentro il passo narrativo del cinema e il senso di inquietudine delle sonorizzazioni drammatiche. La RAI, nei suoi monoscopi notturni, sapeva scegliere bene questi brani sospesi, capaci di evocare scenari interiori più che melodie di intrattenimento.

Ecco perché Fossati e Prudente, pur non essendo autori “monoscopici” in senso stretto come Umiliani o Baldan Bembo, finiscono idealmente dentro quell’universo. “Poco prima dell’aurora” ha lo stesso respiro dei monoscopi a colori: un tempo intermedio, indefinito, che precede un’alba. Un disco che parla di attese e sospensioni, esattamente come facevano quelle immagini statiche della RAI che tenevano compagnia agli insonni.