
Attilio Donadio (Cuneo, 1925 – Milano, 17 settembre 1999) è stato uno dei più raffinati sassofonisti italiani del Novecento, nonché direttore di big band e protagonista di una lunga stagione musicale che ha attraversato jazz, colonne sonore e musica pop. Strumentista versatile, capace di passare con naturalezza dal sax alto al baritono fino al clarinetto, seppe dare un’impronta personale alle formazioni orchestrali in cui militò, distinguendosi sempre per eleganza e precisione tecnica.
La sua carriera lo vide collaborare con nomi di primo piano come Armando Trovajoli, Giampiero Boneschi, Bruno Canfora e il Basso-Valdambrini Octet. Proprio con quest’ultimo prese parte al celebre LP New Sound from Italy del 1960, considerato una pietra miliare del jazz moderno italiano, nel quale il suo sax alto e il suo baritono dialogavano con grande forza espressiva.
Negli anni successivi Donadio si dedicò anche a progetti solisti e di ricerca, incidendo diversi album che oggi rappresentano una testimonianza preziosa della sua sensibilità artistica. Tra questi si ricordano Holiday For Saxs (1985), Sax For Sex (1985), Saxorama, Themes For Saxophones e soprattutto Jazz Descrittivo (1979), pubblicato nel catalogo UST 605 delle Edizioni Usignolo. Quest’ultimo lavoro, costruito su atmosfere evocative e sofisticate, merita una menzione particolare: infatti tutti i brani di Jazz Descrittivo sono stati ripresi nei celebri monoscopi televisivi, diventando parte integrante di quell’immaginario sonoro che ha accompagnato per anni le trasmissioni della RAI.
La collaborazione con Giampiero Boneschi portò inoltre alla realizzazione di opere pionieristiche come Synthi Melody n. 2, che sperimentavano un equilibrio tra strumentazione acustica e sonorità elettroniche, aprendo strade nuove e inattese.
Attilio Donadio rimane oggi una figura di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi alla storia del jazz e dell’orchestrazione in Italia: musicista colto, discreto ma autorevole, capace di far dialogare la tradizione con le nuove tendenze, lasciando un segno indelebile tanto nelle sale da concerto quanto nelle produzioni discografiche e televisive che hanno segnato un’epoca.