Cesco Anselmo

Cesco Anselmo, all’anagrafe Francesco Anselmo, è stato uno di quei musicisti che hanno inciso profondamente nella musica italiana pur rimanendo spesso dietro le quinte. Nato a Torino nel 1932, si diplomò in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi e già giovanissimo iniziò a muoversi nell’ambiente orchestrale e discografico. La sua carriera fu poliedrica: compositore, arrangiatore, direttore artistico della Vedette di Armando Sciascia

, ma anche autore di brani per gruppi celebri come i Pooh e l’Equipe 84. Parallelamente portò avanti una produzione vastissima di musica strumentale pubblicata con numerosi pseudonimi – da Pinto Varez a Dorsey Dodd, da Alex Brown a Lee Selmoco – per etichette che puntavano sulla musica di consumo e d’ambiente.

Il suo stile era elegante e funzionale: melodie semplici, atmosfere distese, orchestrazioni pulite, capaci di adattarsi ai contesti più diversi. Non è un caso che alcune sue composizioni siano finite anche nel monoscopio RAI, entrando nella memoria collettiva di chi, tra anni ’60 e ’70, vedeva apparire sullo schermo quell’immagine geometrica fissa accompagnata da un sottofondo musicale regolare. Tra i titoli più ricordati spicca “De Olivia”, sotto la direzione di Armando Sciascia e “Realejo” (1969), un brano che rappresenta bene il suo gusto melodico e la sua capacità di creare atmosfere sospese, perfette per l’uso televisivo.

In quel contesto tecnico, la musica di Anselmo non era soltanto un riempitivo: diventava parte integrante di un rituale quotidiano, scandendo le ore in cui la televisione non trasmetteva programmi ma si preparava ad accendersi. È proprio questa dimensione a rendere oggi Cesco Anselmo una figura affascinante: un autore che seppe attraversare vari generi e contesti, lasciando una traccia indelebile anche in un ambito insolito come quello del monoscopio, dove la sua musica ha accompagnato silenziosamente l’attesa e l’immaginazione di un’intera generazione.