Franco Bonfanti è uno di quei nomi che ritroviamo nel mondo della musica “di servizio”, quella destinata a sigle, sonorizzazioni e repertori televisivi..un artigiano del suono che, negli anni Settanta e Ottanta, ha contribuito a costruire quel paesaggio musicale che spesso entrava nelle case degli italiani senza che il pubblico ne conoscesse l’origine.
Alcuni suoi lavori compaiono nei cataloghi di musica library, accanto a figure come Giancarlo Barigozzi :basti citare Vele sul mare, un titolo che già da solo richiama atmosfere sospese, marine, con quella leggerezza tipica delle sonorizzazioni di allora. È proprio questo tipo di produzione che spesso trovava impiego nei monoscopi televisivi: brani strumentali, eleganti ma discreti, capaci di accompagnare un’immagine statica e darle profondità.
Nel suo percorso compaiono anche composizioni più intime, come Canto del recluso o L’imbrunire, che rivelano un lato cantautorale e riflessivo, meno legato alla funzione televisiva e più vicino a un’espressione personale. Ma è soprattutto la dimensione “strumentale” e funzionale della sua musica a rimanere legata a quell’epoca, in cui la distinzione tra brano d’autore e musica di repertorio si faceva spesso sottile.
Così, anche se non tutti ricordano il suo nome, il suo lavoro è rimasto a sedimentare nel sottofondo sonoro della memoria collettiva: come un accompagnamento discreto, capace di dare atmosfera senza rubare la scena.