Vittorio De Scalzi (Genova, 4 novembre 1949 – Roma, 24 luglio 2022) è stato uno dei protagonisti assoluti della musica italiana, capace di attraversare generi e stagioni con una curiosità e una vitalità che pochi hanno saputo mantenere.
Cresciuto in una famiglia in cui la musica era di casa – la madre era pianista – comincia presto a studiare e a suonare, muovendo i primi passi nella scena genovese degli anni Sessanta. È proprio da lì che nascerà la sua avventura più famosa: prima con i Trolls e poi con i New Trolls , gruppo da lui fondato e guidato, che diventerà una delle realtà più originali e influenti del panorama rock italiano. Con i New Trolls firmerà brani entrati nella memoria collettiva come Visioni, Una miniera e soprattutto Quella carezza della sera, capace di unire generazioni e stili musicali diversi.
La sua carriera, però, non si limita al pop-rock. Nel 1971, insieme all’orchestra di Luis Bacalov, realizza il celebre “Concerto grosso per i New Trolls “, uno dei capisaldi del progressive sinfonico italiano, che porterà poi avanti anche dal vivo, trasformandolo in un appuntamento costante della sua carriera. Parallelamente collabora con Fabrizio De André, con cui intreccia un sodalizio importante, e si avvicina anche alla canzone dialettale genovese, diventandone negli anni un interprete appassionato.
C’è però un episodio particolare che lo lega indirettamente anche a mondi più “laterali” della musica italiana. Nel 1972 partecipa al progetto L’Arca, un disco poetico e musicale pensato per i bambini, nato dalla collaborazione tra Endrigo, Vinícius de Moraes, Toquinho, Luis Bacalov e Bardotti. In quel lavoro De Scalzi firma il brano Le api, accreditato come Vittorio dei New Trolls & The Plagues: i The Plagues erano un gruppo vocale corale, quasi una “sigla fantasma”, che arricchiva l’album con i suoi interventi collettivi. È un dettaglio che mostra bene la duttilità di De Scalzi, capace di prestare la sua voce e il suo nome anche a un progetto lontano dalle logiche commerciali, ma destinato a diventare un piccolo cult.
Negli anni Duemila De Scalzi continua a pubblicare album solisti, come Mandilli (in dialetto genovese) e Vento di terra, vento di mare, mantenendo intatta la sua vocazione di cantore tra la tradizione ligure e il rock d’autore. La sua attività concertistica non si ferma praticamente mai: fino agli ultimi tempi porta in giro la musica dei New Trolls , il Concerto grosso e i suoi brani più intimi, con la stessa energia degli inizi.
La sua scomparsa, nel luglio del 2022 a causa di complicazioni polmonari post-Covid, ha lasciato un vuoto profondo nella musica italiana. Vittorio De Scalzi rimane nella memoria non solo come leader dei New Trolls e pioniere del prog, ma come un artista curioso e aperto, capace di spaziare dall’orchestra sinfonica ai cori dei The Plagues, dalle ballate rock al dialetto genovese: un musicista vero, che ha attraversato epoche e linguaggi senza mai perdere autenticità.