Willy Bestgen

l nome di Willy Bestgen appartiene a una scena musicale spesso dimenticata: quella della Svizzera del dopoguerra, dove le orchestre da ballo erano il cuore delle serate e dei locali. Bestgen era un uomo d’orchestra in tutti i sensi: dirigeva, componeva, arrangiava. Il suo repertorio era vasto e trasversale, spaziava dal jazz leggero ai valzer popolari, dalla musica da sala a pagine più intimamente melodiche. Accanto a lui, nei concerti, c’era anche Betty, la moglie, prima batterista donna in Svizzera: un dettaglio che racconta bene lo spirito pionieristico e familiare della sua avventura musicale.

La sua orchestra aveva una qualità particolare: riusciva a suonare tutto con eleganza, senza perdere mai il senso del mestiere. Per questo Bestgen incise moltissimo, arrivando perfino a creare una sua piccola etichetta discografica, la Star Record, che raccolse molte delle sue incisioni. Erano brani pensati per il ballo, per la radio, per la vita quotidiana delle persone, eppure alcuni di essi hanno avuto un destino inaspettato: finire nella televisione italiana, sotto il cartello del monoscopio RAI in bianco e nero.

In quelle sequenze ferme e ipnotiche comparvero infatti due sue composizioni: “My Love Is Far Away” e “Autumn Love”. Musiche nate per raccontare sentimenti universali, dolci e un po’ malinconiche, che la RAI utilizzò invece come colonna sonora di ore di attesa tecnica. È curioso pensare a un brano che parlava di nostalgia e lontananza accompagnare un cartello tecnico in bianco e nero: ma è proprio questa sproporzione a rendere memorabile quel ricordo.

Willy Bestgen non scrisse certo pensando al monoscopio, ma anche da lì ha lasciato la sua impronta. La sua musica, che nelle intenzioni era destinata alle sale da ballo e alle radio di confine, ha trovato spazio anche in milioni di case italiane, entrando quasi di nascosto nella memoria di chi accendeva la televisione in quegli anni. Un artista discreto, lontano dai riflettori del grande cinema, ma capace di far arrivare la sua voce ovunque — persino dentro il silenzio tecnico del monoscopio.